L'epos della naturalizzazione
1. Pandora
Un ex marine paraplegico, Jake Sully, prende il posto del
proprio gemello Tom,
uno scienziato che è rimasto accidentalmente ucciso: dovrà
"indossare"
il corpo di un Na'vi, popolazione
indigena di
Pandora
,
una delle quattordici lune di un lontano pianeta.
Nel film Avatar, è una delle quattordici lune del pianeta
gigante gassoso Polifemo, situato a 4,37 anni luce dalla Terra.
La specie che vive su Pandora sono i Na'vi, popolazione indigena che possiede caratteristiche
umanoidi.
Pandora
è oggetto di una colonizzazione da parte
dei terrestri ingolositi dall'estrazione dell'unobtanium,
un preziosissimo minerale che solo essa produce.
Ad essi si oppongono i Na'vi, esseri alti più
di tre metri, la cui cultura tecnologica è relativamente primitiva.
Tra i due gruppi si collocano i membri del progetto Avatar.
Una scienziata, la dottoressa Grace Augustine,
ha trovato il modo di far sviluppare corpi
artificiali di Na'vi il cui DNA è mescolato a quello umano, e di rendere
possibile il trasferimento della coscienza di un soggetto umano nel proprio
avatar alieno. L'obiettivo della dottoressa Agustine è scientifico e umanitario,
ma la compagnia di estrazione e i contractors alle sue dipendenze pensano di
sfruttare il progetto ai fini dell'impresa di colonizzazione.
Nel film Avatar, è una delle quattordici lune del pianeta
gigante gassoso Polifemo, situato a 4,37 anni luce dalla Terra.
La specie che vive su Pandora sono i Na'vi, popolazione indigena che possiede caratteristiche
umanoidi.
2. Tecnologie e trasfigurazioni
Il film
Avatar
(James Cameron,
USA-Regno Unito,
2009)
sembra a prima vista attraversato
da una netta opposizione tra tecnologia e natura. Da un lato i terrestri sono portatori
di una enorme potenza tecnologica che si esprime visivamente e narrativamente nelle
forme
massicce e nelle enormi dimensioni delle differenti macchine presenti nel film (mezzi di
trasporto, mezzi di estrazione, armi e armature giganti). La loro relazione con la
natura è esclusivamente di tipo predatorio: il loro atteggiamento raffigura perfettamente
quella visione del mondo in quanto ge-stellen, pura riserva di forme energetiche di cui
appropriarsi, di cui parlava Heidegger
nelle sue conferenze dei primi anni Cinquanta
Film del 2009 scritto, diretto e co-montato da James Cameron.
È stato distribuito nei cinema di tutto il mondo tra il 16 e il 18 dicembre 2009.
Ha incassato quasi 2,8 miliardi di dollari, diventando il film con più incassi della
storia del cinema.
Si è aggiudicato tre vittorie ai Premi Oscar 2010: per la migliore fotografia, la
migliore scenografia e i migliori effetti speciali.
1
.
Dall'altro lato e all'opposto i Na'vi vivono in una quasi completa ignoranza tecnologica
(i loro archi appaiono primitivi e quasi inoffensivi), ma sono perfettamente integrati
con
la luna che li ospita: la loro dimora è il grande albero che verrà distrutto dai terrestri;
essi sono in grado di comunicare direttamente con le creature alate che rappresentano
i loro
mezzi di trasporto, con lo spirito di
M. Heidegger,
La questione della tecnica,
(1954)
in Id. Saggi e discorsi,
a cura di Gianni Vattimo,
Mursia,
Milano
1976,
pp. 5-27.
Pandora
, e in definitiva con il suo intero ecosistema.
Insomma: a una prima lettura
Nel film Avatar, è una delle quattordici lune del pianeta
gigante gassoso Polifemo, situato a 4,37 anni luce dalla Terra.
La specie che vive su Pandora sono i Na'vi, popolazione indigena che possiede caratteristiche
umanoidi.
Avatar
sembrerebbe il racconto epico di uno scontro tra
tecnologia e natura, con la vittoria finale di quest'ultima. Non a caso vari commenti
hanno insistito sull'etica
"ecologista"
del film di
Cameron. Eppure a ben vedere le cose
stanno diversamente.
Film del 2009 scritto, diretto e co-montato da James Cameron.
È stato distribuito nei cinema di tutto il mondo tra il 16 e il 18 dicembre 2009.
Ha incassato quasi 2,8 miliardi di dollari, diventando il film con più incassi della
storia del cinema.
Si è aggiudicato tre vittorie ai Premi Oscar 2010: per la migliore fotografia, la
migliore scenografia e i migliori effetti speciali.
3. Epos
A prima vista la condizione postmediale appare lontana anni luce dai
generi narrativi dell'epica. Come è noto infatti la teoria della
letteratura ha scavato un solco tra epica e romanzo, ascrivendo la prima
all'età classica e il secondo alla modernità. Questa idea nasce nel 1916
con la Teoria del romanzo di
György Lukács:
il filosofo ungherese, partendo
da un passo dell'
Estetica
di Hegel
,
insiste sul fatto che l'età moderna ha
perduto il senso di totalità conchiusa
del mondo epico, e può solo aspirarvi
in una tensione costantemente irrisolta attraverso il suo genere per eccellenza
che è appunto il romanzo
2
.
Alla fine degli anni Trenta
Michail Bachtin
riprende l'idea di Lukács,
pur invertendone il giudizio implicito: secondo il critico
e filosofo russo l'epica è il genere della conclusività, della monologia e
della astrazione, tanto quanto il romanzo è legato al presente nella sua
fluidità, nella sua incompiutezza, nel suo realismo e nella pluralità
polifonica delle sue voci
G. Lukács,
Teoria del romanzo
(1920),
Pratiche,
Parma,
1994
3
.
M. Bachtin,
Epos e romanzo. Sulla metodologia dello studio del romanzo
(1938),
in Id. Estetica e romanzo,
a cura di C. Strada Janovic,
Einaudi,
Torino
1979
4. Breve storia dell'artificiale
Possiamo tornare dunque ad
Avatar
e
all'epos della naturalizzazione dell'esperienza ipertecnologizzata
e ipersocializzata che esso esprime. Come il lettore ricorderà abbiamo lasciato in sospeso il paradosso
implicato da una simile narrazione: come è possibile che una condizione esperienziale
completamente
innervata dalla tecnologia appaia al tempo stesso come antitecnologica e come
"naturale"
?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ripercorrere brevemente la storia dei media
tratteggiata nel capitolo
precedente, rileggendola da un punto di vista più generale: quello della relazione
esperienziale dei
soggetti sociali con l'artificiale.
Film del 2009 scritto, diretto e co-montato da James Cameron.
È stato distribuito nei cinema di tutto il mondo tra il 16 e il 18 dicembre 2009.
Ha incassato quasi 2,8 miliardi di dollari, diventando il film con più incassi della
storia del cinema.
Si è aggiudicato tre vittorie ai Premi Oscar 2010: per la migliore fotografia, la
migliore scenografia e i migliori effetti speciali.
Abbiamo detto che i media nascono all'interno della cosiddetta
Seconda Rivoluzione Industriale
,
un'epoca caratterizzata da profonde trasformazioni tecnologiche e sociali. Ci interessa qui
focalizzare alcuni importanti processi che riguardano le forme dell'esperienza. Le nuove macchine
della modernità entrano ora in vario modo nella sfera esperienziale dei soggetti sociali:
gli ambienti
urbani e metropolitani vedono l'interazione delle folle con impianti di luce elettrica,
tram, automobili;
gli spostamenti tra le città avvengono con quella prodigiosa e potente incarnazione
dell'energia moderna
che è il treno; la
Fase di grande sviluppo delle industrie che si protrae dal 1856 al 1868
e coinvolge Stati Uniti ed Europa.
Prima Guerra Mondiale
rappresenterà il primo violento impatto con le armi a lunga gittata.
I nuovi apparati tecnologici finiscono dunque per ristrutturare le condizioni e le
forme dell'esperienza,
e in particolare le categorie dello spazio e del tempo: l'esperienza si fa rapida,
veloce, sfuggente e al
tempo stesso frammentata, discontinua, spiazzante e shockante.
(1914-1918)
5. Quello che vuole la tecnologia
Nel suo libro Quello che vuole la tecnologia,
Kevin Kelly,
un giornalista e
intellettuale fondatore tra l'altro della influente rivista
«Wired»
, racconta la storia
del proprio rapporto con la tecnologia
11
.
Cresciuto nella periferia del New Jersey negli
anni Cinquanta e Sessanta, Kelly osserva con inquietudine il sopravanzare del ruolo e del
potere della tecnologia. Televisori, automobili, elettrodomestici… creano reti di
oggetti
e prodotti che costituiscono parte integrante della vita quotidiana:
K. Kelly,
Quello che vuole la tecnologia
(2010),
Codice,
Torino
2011
La tecnologia televisiva ha la notevole capacità di chiamare a raduno le persone in determinati momenti, e poi incantarle per ore. Le sue pubblicità dicono loro di acquistare sempre più prodotti tecnologici; e loro ubbidiscono. Notavo che anche altre tecnologie impositive, come l'automobile, sembravano in grado di indurre la gente all'asservimento, spingendo all'acquisto di ulteriori tecnologie (autostrade, cinema drive in, fast food). […] Da ragazzino facevo fatica a sentire la mia stessa voce, mi pareva che le voci autentiche dei miei amici fossero soffocate dal frastuono di una tecnologia che comunicava con se stessa.
12
Ibi,
p. 4